La nostra storia

L'Ospedale Italiano: un'esigenza divenuta realtà

Negli ultimi decenni dell’Ottocento, l’immigrazione italiana verso il Cantone Ticino crebbe notevolmente a causa dei crescenti moti popolari. La presenza in territorio elvetico di questi immigrati contribuì a dare notevole impulso all’economia locale con la creazione di nuove industrie, fabbriche e cantieri. Queste persone, bene integrate nella realtà del contesto socioculturale ticinese, diedero un valido apporto alla vita sociale, promuovendo iniziative e attività culturali, sportive e ricreative. Ciò non toglie che per la Colonia italiana che si era formata non ci fossero problemi da affrontare e organizzazioni rivedere: tra questi, la formazione educativa e l’assistenza sanitaria.
Proprio per risolvere questo ultimo problema, all’inizio del Novecento alcuni cittadini italiani, ormai stabilitisi definitivamente in Ticino, decisero di creare nella città di Lugano un piccolo “ospedale italiano”, per permettere ai connazionali privi di mezzi finanziari di usufruire di cure gratuite.

La prima struttura dell’Ospedale Italiano (1902)

I primi posti letto

Quadro dell’Ospedale Italiano realizzato da Claudio Domenici

Il 16 ottobre 1901, nel salone del Palazzo Civico della Città di Lugano, quattro medici italiani, il Dr. Giuseppe Amerio, il Dr. Basilio Bonardi, il Dr. Vittorio Ceretti ed il Dr. Nino Cicardi, decisero di aprire un Ospedale Italiano a Lugano. Questa iniziativa vide partecipare molti componenti della comunità italiana e i cittadini ticinesi “amanti del bene comune”, i quali lanciarono l’idea di fondare in Città un piccolo ospedale per l’ormai numerosa Colonia italiana. L’Ospedale divenne ufficialmente operativo nell’agosto del 1902 con 6 letti; inizio modesto, ma già nel 1903-1904 poteva contare 20 letti: 12 per gli uomini, 6 per le donne e 2 per i pazienti affetti da malattie infettive.

Un nuovo punto di riferimento

Il Nuovo Ospedale Italiano in poco tempo acquistò fama e prestigio, tanto che numerosi studenti di medicina, italiani e ticinesi, iniziarono a frequentarlo per approfondire le proprie conoscenze professionali, mentre parecchi medici vi collaborarono gratuitamente.
Più il tempo passava, più le richieste dei pazienti aumentavano e, per far fronte alle accresciute necessità di ricovero e di cura dei pazienti, si decise di ampliare la struttura.

Il primo direttore medico fu il Dr. Pietro Capelli: in pochi anni a partire dal 1904-1905 l’istituto divenne una struttura sanitaria efficiente e funzionale alla pari degli ospedali locali, sia a livello importanza che di prestazioni.

Durante gli anni della guerra, l’ospedale divenne il punto di riferimento e il centro di aggregazione sociale delle colonie italiane in Svizzera. Nel 1915, il Dr. Capelli lasciò l’ospedale per arruolarsi volontario come ufficiale medico al servizio della Patria: a causa delle gravi ferite riportate durante la sua permanenza in Trentino, morì a Milano il 16 luglio 1916. Come segno di affetto e riconoscenza nei confronti di quest’uomo, che aveva dedicato la sua vita all’Ospedale Italiano di Lugano, gli è stata dedicata la via su cui oggi si erge la struttura.

Sempre un punto di riferimento per gli italiani. Come questi militari reduci dal fronte nel 1915

Il giardino dell'Ospedale Italiano: luogo della memoria

L’Ospedale andava fiero ed orgoglioso per aver legato nome e destino al Dr. Pietro Capelli, ma era anche doveroso ricordare tutti gli altri soldati italiani che, obbedendo al richiamo della Patria, caddero in guerra. Per questo, il 4 novembre 1922, alla presenza di un’importante folla di italiani, ticinesi e numerose autorità civili e religiose, il Generale Vittorio Calvani inaugurò il monumento ai caduti nel parco dell’Ospedale.

Il monumento dei caduti in guerra nel parco dell’Ospedale

Una nuova identità

A quasi trent’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Commissione speciale sanitaria rifiutò la proposta del Consiglio di Stato di dare all’Italiano uno “statuto speciale” all’interno del costituendo Ente Ospedaliero Cantonale, sancendo quindi la fine dell’Istituto come entità indipendente.

Il 30 gennaio 1984, quindi, sfumate tutte le possibilità di vedersi accordato lo statuto nell’ambito della nuova pianificazione ospedaliera cantonale, l’Ospedale Italiano si lasciò alle spalle “con fierezza e consapevolezza” un passato glorioso per entrare a far parte dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), senza gravare quest’ultimo di debiti accumulati, dal momento che il nosocomio di Viganello vantava un patrimonio di circa 30 milioni di franchi.

Prima della sofferta decisione, l’Associazione Ospedale Italiano creò l’Associazione Italiana di Lugano per gli Anziani, cedendole – a titolo gratuito – ogni bene di sua proprietà non istituzionalmente destinato al funzionamento dell’ospedale e senza gravarla di oneri di spesa e di impegni futuri nei confronti dell’Ospedale Italiano.

Con gli statuti del 1984 nacquero quindi le Consociate AILA-OIL, caratterizzate da finalità assistenziali per persone anziane e a scopo di beneficenza a favore della collettività.

Una sala operatoria

Niente fusione, l’Ospedale Italiano rimane

Agli inizi degli anni Novanta, l’allora amministrazione dell’EOC, per contenere i costi della salute, propose all’autorità cantonale la riunificazione dell’Ospedale Italiano e dell’Ospedale Civico di Lugano, suscitando l’immediata reazione dell’Associazione Ospedale Italiano.

Il 13 marzo 1994, in sede di votazione popolare sul referendum – indetto dopo una partecipata raccolta di firme e al termine di un acceso dibattito pubblico sul destino dell’Ospedale Italiano – i cittadini ticinesi (per l’esattezza il 64,5% dei votanti) bocciarono la proposta di fusione dei due ospedali. Anche la Rivista di Lugano curò un sondaggio d’opinione dando “voce” alla gente.

Quindi, a un anno dal referendum popolare, fu proposto il progetto definitivo dell’Ospedale che – dopo svariate ipotesi di ridimensionamento delle strutture, soppressione di reparti e servizi e molteplici tappe di lavori per il rinnovamento dello stabile – prevedeva una struttura a tre piani, compreso il piano terra ed esclusi i piani per i servizi.

L’Ospedale Italiano di Lugano oggi

L’Ospedale Italiano si presenta oggi come una struttura ospedaliera moderna e funzionale, all’avanguardia nel settore delle cure e della pubblica sanità nel panorama regionale e cantonale.

In questi ultimi anni l’Ospedale Italiano – grazie anche alla volontà dell’EOC e alla complementarietà con l’Ospedale Civico, con il quale quale costituisce l’Ospedale Regionale di Lugano – ha potenziato i suoi servizi, rispondendo alla crescente richiesta di medicina ambulatoriale specialistica a complemento delle attività già esistenti, con riferimento fra le tante alla radiologia, oftalmologia, oncologia, gastroenterologia, terapia del dolore o agli interventi ambulatoriali di chirurgia ortopedica.

Attualmente, l’Ospedale Italiano dispone di 60 letti di degenza nella struttura principale e di un totale di 84 posti letti ottenuti con la realizzazione della “terza tappa” dell’ampliamento promosso dall’EOC.

L’impegno dell’Associazione Ospedale Italiano di Lugano

Al fine di mantenerne le prerogative di ospedale acuto, l’Associazione Ospedale Italiano di Lugano vigila tuttora sulle sorti del nosocomio luganese, interessandosi alle vicende del mantenimento del servizio di Pronto Soccorso, nel finanziamento della terza sala operatoria (2015) e nel continuo contributo per l’acquisto di apparecchiature specifiche ospedaliere nei vari reparti.

Pur fortemente proiettate in nuovi progetti e nel futuro, sia AILA che OIL rimangono sempre attente a mantenere viva la memoria del passato dell’Ospedale di Viganello, ed in particolare i simboli legati allo stesso. Nel Parco del nosocomio si trova infatti ancora oggi il Monumento ai Caduti che ricorda il sacrificio dei soldati ticinesi ed italiani che, “obbedendo al richiamo della Patria – con patriottica fierezza”, sono morti nei conflitti che hanno segnato il XX secolo.

Ogni anno ad inizio novembre si tiene una cerimonia di commemorazione delle vittime della prima guerra mondiale ed in generale di tutti i caduti di guerra alla presenza dell’Arma dei Carabinieri italiana e dei militari alpini di sezioni limitrofe.

Fabio Rezzonico (a sinistra), Presidente dell’EOC con Gianni Macconi, Presidente dell’Associazione Ospedale Italiano (23 settembre 1999)

Il ruolo di AILA

L’Associazione Italiana di Lugano per gli Anziani, con lo stesso spirito assistenziale che ha animato la fondazione dell’Ospedale Italiano agli inizi del ‘900, oltre a contribuire a rafforzare le sorti dello stesso nosocomio con la consociata OIL, ha nel contempo indirizzato in maniera specifica il proprio intervento verso le persone anziane e bisognose di aiuto, dapprima nel Luganese ed in seguito in tutto il Cantone.

In tale contesto, l’Associazione Italiana di Lugano per gli Anziani ha promosso l’edificazione di un autosilo utile ai dipendenti ed agli utenti dell’Ospedale Italiano. Lo stesso Ospedale, operativo dal settembre 2016, conta 250 posteggi su cinque piani esterni, mentre al piano terreno, tra i vari spazi, vi è una sala polivalente. Un’opera necessaria e di pubblica utilità per chi si reca ambulatorialmente all’Ospedale Italiano o in visita ai pazienti degenti.

Una delle spiagge romagnole dove AILA organizza soggiorni marini per i suoi soci

Oltre 100 anni di storia

Più di cento anni di storia dell’Associazione Ospedale Italiano, rappresentati da impegno civico e morale nei confronti degli ammalati, e l’ultra-trentennale attività dell’Associazione Italiana di Lugano per gli Anziani, caratterizzata dal costante sostegno alle persone non più autonome o in situazioni di solitudine e bisogno, costituiscono la prova tangibile della piena realizzazione dei propositi della comunità italiana emigrata in Ticino, che ha dato vita all’istituzione Ospedale Italiano.

Attraverso la loro attività nel sociale, AILA e OIL si sono guadagnate la stima e la considerazione della comunità locale, che conferisce loro sia un riconoscimento morale che importanti donazioni private, favorendone il perseguimento degli scopi associativi e la preservazione del fervido ed inarrestabile impegno sul territorio che le contraddistingue.

Festeggiamenti per il 50º di fondazione dell’Ospedale